Casamance – Madagascar Storie di cooperazione

Lettera dal Madagascar (e dalla Casamance)

Una volontaria del CPAS, Giulia Perucca, ci ha regalato una bella lettera in cui ripercorre il suo ultimo anno, l’esperienza in Casamance – Senegal e la decisione di proseguire nell’impegno in un altro paese, il Madagascar. Ci è sembrata una bella testimonianza, originale e piena di passione. Con il suo permesso, la proponiamo qui, con un forte abbraccio e un grazie a Giulia per tutto quello che ha fatto e sta facendo.  


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In questi giorni il ricordo dei tre mesi passati in Casamance è tornato forte, proprio perché poco più di un anno fa partivo con tutta la curiosità, la paura, l’ansia di non essere all’altezza, la contentezza per l’opportunità, insomma, un mix di emozioni contrastanti , prima del viaggio per quella striscia di Senegal dove ho lasciato un pezzo di cuore.
Grazie ad una borsa di studio del Fondo Cooperazione e Conoscenza dell’Università di Pavia ho avuto la possibilità di svolgere uno stage post laurea all’ospedale regionale di Ziguinchor.
Dopo una prima breve esperienza in Burundi speravo di poter tornare in Africa e speravo ancor di più di poter fare qualcosa inerente ai miei studi, leggere di questo bando qualche mese prima di laurearmi è stata la conferma che dovevo provarci! Così la ricerca del paese e di un ente di accoglienza, scrivere una mail a Giuseppe, presidente del CPAS, è stato un giro del destino, nel 2013 avevo infatti seguito il corso di cooperazione internazionale organizzato dall’associazione e nella mia camera da studente a Pavia tra foto e immagini varie avevo appiccicato un’immagine presa al corso per caso proprio della Casamance!
Con la mia laurea in ortottica ed assistenza oftalmologica ho potuto frequentare ogni giorno la clinica oculistica, ho imparato cose nuove, mi sono confrontata ogni giorno con una lingua, o meglio più di una, che non era la mia, ho imparato a confrontarmi con tecniche e modi di fare diversi da quelli a cui ero abituata.
Mi ricordo il primo giorno dove con due simpatici ragazzi delle risorse umane ho fatto il giro di tutti i reparti dell’ospedale per conoscerne ogni chef. Conservo un ricordo bellissimo di tutta l’équipe del reparto che mi ha accolto veramente come qualcosa di prezioso e mi ha fatto sentire sempre parte del gruppo. Ma la cosa veramente bella è stata che intorno al mio stage sono ruotate tante cose belle, ho avuto la fortuna di avere dei grandi compagni di viaggio e qualcuno di più navigato in Casamance di Angelo non potevo chiederlo!
Ho avuto modo di vedere tutto quello che il CPAS ha fatto in più di trent’anni, oltre ai progetti sanitari, sono stata nel villaggio di Coubanao, ho partecipato ad una immancabile riunione sotto il mango, ho conosciuto gli storici membri del KDES e mi sono persa nei racconti di tutto ciò che è stato e senza dubbi sarà ancora in questa bella terra.
Nei caldi pomeriggi africani ho frequentato la casa dell’educazione dell’associazione franco senegalese Futur Au Présent con il quale il CPAS collabora da qualche anno ed è stata un’occasione per mettermi in gioco non solo nel mio “campo” ma anche in ambito educativo, sociale, di animazione con le trenta bambine che frequentano ogni giorno la casa e che mi hanno dato un affetto incredibile e a cui è stato difficile dire arrivederci, si, arrivederci, perchè il mio saluto alla Casamance è stato questo, ogni persona che ho conosciuto e che mi ha accompagnato nella mia piccola esperienza mi ha lasciato qualcosa e ho provato quella sensazione bellissima che abbiamo la fortuna di assaporare ogni tanto in questa vita tra alti e bassi, o meglio alti e normali; quella sensazione di sentirsi esattamente dove dovresti essere.
Mentre scrivo mi trovo in Madagascar, precisamente a Fianarantsoa, città tra risaie e altopiani nel centro sud di questo stato che non è né Africa, né Asia, ma un mix di culture, colori, etnie, diversità.
Sto svolgendo qui il servizio civile internazionale con IBO Italia presso un’associazione ferrarese che si chiama Omeo Bon Bon e che opera in questa zona da 10 anni, è stata proprio l’esperienza in Casamance a spingermi a fare domanda per questo progetto di lungo servizio come casco bianco ed eccomi qui da 4 mesi e mezzo in un contesto molto diverso da quello senegalese ma in cui ogni tanto riavverto le stesse sensazioni ed emozioni già provate.
Il progetto è in ambito educativo e di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Vivo nella casa famiglia dell’associazione con il responsabile e co fondatore dell’associazione Tony, l’assistente Marie e i 15 bambini che vanno dalla più piccolina di 3 anni al più grande di 16.
Ci sono poi le classes rapides progetto di reinserzione scolare dove circa 70 bambini fanno 3 pasti al giorno, vanno a scuola, hanno assistenza sanitaria e tutto ciò che concerne avere una giornata normale, infatti quasi tutti i bambini seguiti dall’associazione sono ex bambini di strada o con situazioni famigliari molto complicate, qui il 50% della popolazione ha meno di 16 anni, le famiglie sono numerose e ben il 90% dei nuclei famigliari è composto da madri sole che spesso finiscono a loro volta per abbandonare i figli o cedere all’alcolismo; ricordo che ero rimasta colpita da questi dati e purtroppo ho potuto vedere con i miei occhi la realtà di questi numeri.
Proprio nell’ultimo mese abbiamo cominciato una nuova attività “la scuola all’aria aperta” due volte a settimana per un paio d’ore ci troviamo con i tanti bambini di strada che passano le loro giornate a chiedere, a fare qualche lavoretto, a giocare o a non fare nulla semplicemente; e organizziamo delle piccole attività che speriamo possano fargli venire voglia di cominciare a studiare entrando del progetto di reinserzione o di ricominciare la scuola, solo il 55% dei bambini di Fianarantsoa è scolarizzato e il tasso di abbandono scolare è veramente alto.
Abbiamo cominciato un’inchiesta sul tasso di abbandono che portiamo avanti in una serie di scuola, quello che speriamo è di capire le vere cause, senza filtri, parlando con alunni, insegnanti e genitori; parallelamente proponiamo agli studenti un’attività artistica sui Mandala di cui mi sto occupando in prima persona con l’aiuto immancabile dei malgasci perché a differenza del Senegal qui il francese è poco parlato e poco amato quindi invece del corso di francese che avevo fatto all’Alliance di Ziguinchor qui mi è “toccato” studiare e cercare di imparare (senza troppi risultati) il malgascio!
Le difficoltà ci sono sempre e non sono poche ma piano piano o meglio “mora mora” come direbbero loro, si va avanti! Ho raccontato ai bambini e non solo, del mio piccolo grande viaggio in Senegal e ogni volta non posso nascondere un sorriso che viene dal cuore, una cosa è sicura, come mi ha detto un caro amico “la Casamance non ti ha accolta nei suoi confini ma ti ha aperto il suo cuore. Non è una ferita o una lacerazione ma un varco che, anche volendo, non potrà cicatrizzarsi; rimarrà aperto, sempre!”, ecco, prima o poi tornerò nei suoi confini!

Giulia Perucca